C’è una cosa che mi affascina delle donne africane: la capacità che hanno di trasportare qualsiasi cosa sulla testa. Che sia un piatto di alluminio colmo di manioca, un cesto di frutta o un secchio pieno di uova fresche, loro camminano disinvolte, schiena dritta e passo sicuro. Avvolte in pagne colorati ed eleganti, le vedi che si legano il bambino più piccolo sulla schiena, poi si curvano prendono il grande piatto di alluminio colmo di cibo e prodotti da vendere, lo poggiano sulla testa, si tirano su e senza esitazione trovano il loro equilibrio. Infine, con la mano destra afferrano il fascio di legna, lo posizionano sotto il braccio e con l’altra tengono per mano il bambino più grande. Si mettono in cammino ed io, inerme, resto a guardare.

Se chiedessi ad un bambino italiano di disegnare una donna con qualcosa in testa, lui disegnerebbe un grande cappello. Se chiedessi la stessa cosa ad un bambino africano lui avrebbe l’imbarazzo della scelta: sacchi di riso, legname, ceste, borse frigo rigide, piatti traboccanti di cibo, piante, vasi, bottiglie.

Africa Congo Pointe Noire Donna africana 2

Trasportare le cose sulla testa è comodo, le mani sono libere e quindi si possono fare molte altre cose. Ad esempio, mangiare o bere mentre si cammina, raccogliere qualcosa da terra. Molte donne utilizzano il cercine, un pezzo di tessuto attorcigliato a forma di ciambella posizionato tra il capo e il recipiente. Il cercine aiuta ad attutire il dolore quando si trasportano oggetti molto pesanti e facilita la distribuzione del peso.

Doris, la mia amica congolese, sostiene che anche senza cercine, qualsiasi oggetto messo sul capo non cade, basta solo trovare il punto d’appoggio giusto. Il nostro corpo è predisposto a trasportare pesi notevoli senza grandi sforzi “tutto dipende da noi e dalla nostra capacità di concentrazione: è tutta questione di testa!” afferma Doris.

Ecco il video!

Pubblicato in Viaggi in Pillole

Un giorno Alice arrivò al bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero. “Che strada devo prendere?” chiese. La risposta fu una domanda: “Dove vuoi andare?”

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