Il cibo in Salento è una cosa seria
- Hai mangiato?
- Sei sazio?
- Cosa ti preparo?
Noi salentini potremmo catalogare tutti i nostri amici o parenti in un "facefood".
Sì, perché “sei” quello che mangi e se non mangi...non sei!
È come se ogni pietanza, materia prima o usanza fosse un marchio che ci contraddistingue: la salsa della nonna, le melanzane “bbuttunate”, le pesche al vino.
Ciò di cui ti nutri nella prima fase della tua infanzia è uno dei tasselli della tua crescita.
Ti sei mai chiesto perché in ogni famiglia del Salento c'è una nonna o una mamma che prepara le polpette più buone del mondo? E dovunque tu sarai basterà un profumo, un colore o un gusto per riportarti indietro nel tempo?
Alessandra Ferramosca: il mio inizio
Per costruire il mio lavoro sono partita proprio dalle mie memorie gustative.
Alla soglia dei quarant’anni ho compreso che ciò che avevo nel mio DNA era commercializzabile, come fosse un prodotto, ma a differenza di quest'ultimo era unico, non riproducibile perché era solo mio.
Così ho iniziato il mio cammino gastronomico di cuoca itinerante salentina in Italia e all'estero: promuovo la mia terra e i suoi prodotti, ma anche persone che con il proprio lavoro la arricchiscono di contenuti e tramandano le tradizioni. Realizzo Food Tour al mercato ortofrutticolo, Cooking Experience, laboratori di pasta fresca, percorsi di degustazione territoriale, organizzo eventi ed Educational Tour in Accademia dei Volenterosi (Associazione di promozione del territorio e delle cultura).
La frisella: uno dei miei pasti principali
Un pasto semplice che preparo e reinvento in tante versioni: dalla classica con i pomodori olio e origano a quella con il pesce o le verdure agrodolci.
Questa pietanza mi riporta indietro nel tempo
La nostra usanza di mangiarla con le mani mi avvicina ad altre culture in cui le posate non esistono e, con molta umiltà, con le mani si raccoglie dal piatto ciò che la natura ci ha donato.
Mi fa capire che culture diverse possono condividere pietanze della propria tradizione senza pregiudizi, partendo dalle stesse materie prime.
E allora sogno un mondo in cui le culture possano sedersi tutte attorno ad un tavolo e invece che parlare di armi, discriminazioni o pregiudizi possano dire l'una all'altra:
- Mi passi il sale?
- Vuoi un altro poco di olio?
- Ottima questa!
- Domani prepariamo la pasta tutti insieme.
Lo so è utopia, ma forse non proprio, perché in fondo a tavola o davanti ad un buffet siamo tutti uguali!